Appartenne poi al Duca di Benevento che nel 1750 lo donò ai Monaci Benedettini del Monastero di San Severino e San Sossio in Napoli, fieri avversari del governo di Ferdinando IV e tra i fautori della Rivoluzione Partenopea (1799).
Al suo ritorno a Napoli, dopo la fuga in Sicilia, Ferdinando bandì i Monaci dal Reame e confiscò tutti i loro beni.
Stessa sorte ebbe anche il loro Monastero presso Licola.
Con Ferdinando IV il sito divenne riserva di caccia, perché territorialmente legato al Casino Reale di Licola Borgo.
Affidato poi dal Re al Duca di San Teodoro, Ambasciatore del Regno delle Due Sicilie alla Corte di Spagna, fu venduto da questi nel 1880 al Banchiere Filippo Micillo che lo trasformò in un’azienda agricola.
Ancora oggi essa rappresenta una delle maggiori realtà produttive della zona, condotta con passione dal pronipote Enrico.
Talvolta Torre San Severino apre le porte mettendo a disposizione le sue sale a chi sa apprezzarne la storia.